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262 memorie inutili


Leggo nella pagina 127 delle vostre amenitá stampate in Stockholm: «Non ero per anco assai lontano da Venezia che un certo interveniente nominato Giovanni Cavalli, gran faccendiere nel fòro e onesto quanto lo Stainer — il qual Stainer forense è da voi qualificato «briccone da galera» alla pagina 56 del vostro libro prato fiorito, — riuscí nel suo progetto di far risolvere mia moglie a praticare un formal pagamento di dote. Sono certo che se la seduzione non le avesse impedito di conoscere la inconvenienza d’un tal procedere, non avrebb’ella seguito un sí mal consiglio», ecc. — E piú basso nella pagina stessa: «Bravo interveniente, ma piú bravo ancora quando, spillati alla buona cliente alcuni centinaia di scudi al solito, pose l’affare in rémora, finché a levarlo d’impaccio venne il tremuoto della confiscazione, ecc. Povera donna! mi fai pietá!», ecc.

Si sa che a marito vivo una moglie non può fare pagamento di dote e può soltanto fare un’assicurazione di dote, ma colle prove legali e autentiche dello sposo rovinato e fallito.

Voi avete forse ragione nel dire che la moglie «sia stata sedotta a non conoscere la inconvenienza d’un tal procedere», perocché un tal procedere certamente portava seco le prove evidenti che voi eravate sbilanziato da’ vostri fasti, dalle vostre voluttá, da’ vostri viaggi, dalle vostre effeminatezze, dalle vostre galanterie, e finalmente ch’eravate desolato e fallito.

A me sembra che doveste piú ringraziare l’interveniente Cavalli che lacerare la di lui riputazione, d’aver lasciato in «rémora» un tal affare da voi giudicato «inconveniente», perché in vero era di tanto vostro rossore; e tuttavia vilipendete il Cavalli per non averlo eseguito prima che «venisse il tremuoto della confiscazione».

Secondo voi il Cavalli ha il delitto d’aver sedotta la vostra moglie ad una «inconvenienza di procedere», e secondo voi il Cavalli ha il delitto di non aver corroborata la «inconvenienza di procedere» colle prove del vostro fallimento.

A voi basta di rinvenire argomenti di sfogare la vostra diletta canina maldicenza, d’inveire contro le ingiustizie e le rapacitá consuete de’ ministri d’un fisco, e di esclamare poscia