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III

Lettera confutatoria da me scritta l’anno 1780

e indirizzata a Pietro Antonio Gratarol a Stockholm.

Venezia, 25 ottobre 1780.

Signor Pietro Antonio commiserabile,

Leggendo la vostra Narrazione apologetica, non mi sono giá maravigliato né incollerito, ma estremamente seccato.

S’io m’accingessi a voler persuadere i viventi che non siete un uomo d’onore, di talento e di attivitá, farei piú torto a me stesso che a voi; ma se pretendessi di provare che non avete una gran dose di perversitá e un’altra gran dose di ostinata follia non sanabile, sarei ben imbrogliato a piantare i miei argomenti in vostra difesa.

Voi vi siete immaginato ch’io scriverò qualche cosa sulle detrazioni e sulla pittura piú che maligna che avete fatta del mio carattere nella vostra Narrazione, e in certo modo m’avete sfidato a scrivere; ed io non voglio far comparire fallace la vostra immaginazione né comparire io un codardo a non aderire alla vostra disfida.

Ho scritte le Memorie della mia vita, nelle quali leggerete per incidenza quanto è avvenuto tra voi e me per la mia commedia intitolata: Le droghe d’amore. Troverete in quelle Memorie la veritá che dovete sapere, ma che fingete di non sapere o non volete sapere, per poter piantare riguardo a me un edifizio e un rovescio di rabbiose puzzolenti menzogne, con la snaturata lusinga, non degna della vostra vantata probitá, d’uccidermi alla vita civile, se vi fosse riuscito.

Voi ed io siamo due storici che protestano di scrivere delle veritá. O le vostre o le mie sono favole.