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CAPITOLO I

Stravaganze e contrattempi a’ quali la mia stella mi volle soggetto.

Scrissi le Memorie inutili della mia vita l’anno 1780 sino all’etá che aveva in quel tempo; e perché dall’anno 1780 all’anno 1797 m’avvedo d’essere vivo ancora, avendo il vizio insuperabile di scrivere, logoro alcuni fogli di inutili Memorie posteriori e pubblico anche queste per umiltá.

S’io volessi narrare tutte le stravaganze e tutti i contrattempi a’ quali la mia stella mi volle soggetto, averei lunga faccenda. Furono frequentissimi e quasi giornalieri.

Le stravaganze ch’io soffersi mansuetamente co’ successivi miei servi pro tempore potrebbero darmi argomento di formare un volume di parecchi fogli d’aneddoti, che farebbero arrabbiare e ridere.

Narrerò la sola stravaganza, molesta, pericolosa e ridicola insieme, ch’io fui preso con somma frequenza da infinite persone in iscambio di chi io non era, con una insistenza ostinata; e ciò che ha di vago questa stravaganza è ch’io non somigliava punto agli uomini per i quali era preso.

Un giorno m’incontrai in un vecchio artefice a San Pavolo, che vedendomi mi corse incontro inchinato, e baciandomi un gherone del vestito piangendo, mi ringraziò svisceratamente ch’io avessi colla mia protezione liberato il di lui figlio dalle carceri. Sostenni ch’egli non mi conosceva e che mi prendeva per un altro. Egli sostenne vivamente francamente di conoscermi e ch’io era il suo caritatevole padrone Paruta. Vidi ch’egli mi prendeva per un veneto patrizio Paruta. M’affaticai invano per disingannarlo.