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parte seconda - capitolo xlix 205

i miei tre primi abbandonati affetti, trattai il bel sesso piú da filosofo osservatore che da spasimato perduto.

Ebbi familiaritá con molte femmine private e teatrali, vezzose e bellissime, con questi princípi, e le trovai contente de’ modi miei di trattare, onorate, grate ed ottime amiche per lunghissimo tempo costantemente; perocché infine delle stravaganze e delle cadute muliebri la colpa principale è sempre de’ maschi adulatori e tentatori d’una mollezza e d’una leggerezza inseparabili da quel sesso.

Protesto altamente, senza negare d’esser caduto in qualche ben rara e non essenziale debolezza umana passeggera, di non aver giammai guastati cervelli muliebri con de’ sofismi, col distruggere gli elementi delle sane educazioni, col porre in ridicolo i riguardi e i doveri di quel sesso, col vestire la sfrenatezza da lecita libertá, col dare a’ vincoli della religione, de’ nodi coniugali, della modestia, della castitá, del pudore, il titolo di «pregiudizio», rovesciando il vero significato di quel vocabolo, come fanno i dicentisi filosofi contagiosi dell’etá nostra. Ecco la sincera e pubblica confessione de’ miei amori.

Ho narrato la mia nascita, la mia stirpe, la mia educazione, i miei viaggi, le mie amicizie, le mie occupazioni, le mie controversie, i miei accidenti, il mio esterno, il mio interno, i miei amori, guidato dalla pura veritá. Crediamo noi che nessuno bramasse di saperli o brami di leggerli? Nol credo.

Sono inutili ed io li pubblico soltanto per umiltá.