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colpevole d’aver sedotta la tua virtú: perdonami. Non scemare la tua stima per me. — No, mia cara — risposi, — son io il malfattore che ha sedotta la tua. Non m’odiare.

Ella voleva esser la rea ed io voleva essere il reo. Sembravamo Sofronia ed Olindo in Gerusalemme sulle accuse del sacro furto.

Gli eroici bei contrasti sull’errore commesso non fecero altro che innamorarci, inebriarci maggiormente e farci cadere in una replica dell’errore con una dolcezza piú assaporata e piú contemplativa, la qual delizia non è intesa da’ carnalacci viziosi, privi di lume per contemplarla e indegni di assaporarla.

A sei mesi di platonico amore furono sostituiti altri sei mesi di abbandonato cieco amore sensuale. La gondola, Murano, l’orto, il casino, la colezione, il morbido soffá dagli errori erano con frequenza la nostra consolazione.

Avrei dovuto estendere la mia cortina e non dipingere tanto vivamente i miei errori con quella giovane. Mi rimasero cosí fitti nell’animo che non seppi trattenere la penna rammentandoli. Mi costarono poscia tanto dolore che gli ha puniti e possono servir di scuola alla gioventú, se leggeranno il fine impensato d’un amore che a me pareva interminabile. Anche gli errori possono essere istruttivi.

Un giorno vidi l’amica mia assai malenconica dalla finestra. Le chiesi che avesse. Ella mi disse con voce bassa che aveva delle gran cose da confidarmi e che non mancassi d’essere al Ponte storto e alla gondola. Non altro mi disse e partí.

Tremai immaginando ch’ella volesse confidarmi d’aver scoperto d’essere prolificatrice. Con un marito tisico, impossente e austero, l’imbroglio era ben grande. Il mio sospetto era falso.

Ella mi narrò d’essere afflitta perché il di lei marito stava assai male e che, consigliato da’ medici a recarsi nell’aria temperata di Padova e sotto la medicatura de’ professori di quella universitá, era partito piangendo, lasciandola sola con una vecchia serva dormigliona.

M’increbbe la causa della sua mestizia, ma mi sarebbe molto piú incresciuto che la causa fosse stata quella ch’io sospettava.