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parte seconda - capitolo xlix 183

cristiana. Sono due anni ch’io sono maritata, e la trovai in casa. Ella mi s’è affezionata ed io mi sono affezionata a lei. Mi tiene compagnia con frequenza. L’ho soccorsa molte volte nella sua povertá e si mostra gratissima. Si sa che tra donne ci confidiamo degli aneddoti che agli uomini non si confidano. Ella è a parte di qualche mia sventura, che a lei non dico, e mi commisera. Ella m’udi discorrere dalla finestra con lei e scherzò meco su questo proposito. Le palesai la mia inclinazione, aggiungendo però ch’io sapeva i doveri d’una maritata e che averei superata una illecita debolezza. Ella mi derise e mi diede anzi del coraggio su questo punto. Questo è quanto posso dirle con ingenuitá, e le averò detto anche troppo — disse la giovane abbassando gli occhi.

— Ella non m’ha detto abbastanza — diss’io. — Quella ottima donna divota cristiana sua confidente ha mai veduto il suo ritrattino gioiellato?

— Oh sí, glielo feci vedere molte volte — rispose la giovane.

— Or bene — diss’io, — la buona donna cristiana divota ha palesato ogni cosa all’ottimo marito, e in concerto con quello fu macchinata la ingegnosissima trufferia col viglietto per ghermirle il ritrattino gioiellato. Il peggio è che quella eccellente coppia ha seco qualche forfante secretario, scrittore nel conciliabolo iniquo.

— Possibile! — gridò la giovane incantata. — Ella sia piú che certa — diss’io, — e fra non molto Ella verrá in chiaro di questa infallibile veritá. — Ma che posso fare? — diss’ella. — Mi dia un cenno sul carattere del di lei marito e de’ modi co’ quali è da lui trattata — diss’io.

— Mio marito m’adora — rispostila. — Vive con me di buonissima fede. È austero, e non vuol visite domestiche per casa; ma qualunque volta gli chiedo licenza di andar io a visitare parenti o amiche, egli mi concede la permissione senza alcuna difficoltá.

— Non nego — diss’io — che la sua facile incautela non l’abbia fatta cadere in una circostanza delicata e pericolosa.