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170 | memorie inutili |
tutto. Ella mi condusse in una stanza, dove con mia sorpresa vidi seduta e piangente la delizia del mio primo amore.
— Le parole ch’io voleva dirle — disse la donna attempata — le udirá dalla voce di quella afflitta ragazza. — Detto ciò uscí dalla stanza, ed io rimasi come una statua, incantato in quella lacrimosa bellezza che tanto m’era piaciuta e mi piaceva ancora. Ella levò la fronte e incominciò dal caricarmi de’ piú aspri rimproveri.
Non la lasciai trascorrere, e con risoluta schiettezza le dissi che una giovane, la quale nella mia lontananza s’era avvilita abbandonandosi tra le braccia dello spenditore della corte, non era piú degna dell’amor mio. Ella impallidi gridando: — Chi fu quel scellerato calunniatore che... — Troncai di nuovo le sue parole dicendo: — Lei non si affatichi a giustificarsi. So tutto da una fonte infallibile, e non sono né incostante né sognatore né ingrato né ingiusto.
Al franco modo con cui espressi queste parole, la giovane abbassò la faccia quasi vergognandosi ch’io piú la vedessi, e abbandonata ad un pianto dirotto, impedita da’ singulti, andava esprimendo e gridando interrottamente: — Hai ragione... Non sono piú degna di te... Quel scellerato m’ha circuita invano per molto tempo... Egli s’è rivolto alla mia sorella maggiore perché mi seducesse alla di lui iniqua brama... Egli le esibí due staia di farina se riuscisse... Le preghiere... la insistenza... i stimoli... le minacce di quella indegna strega... Con una avversione orribile... Maledetta sorella!... maledetta indigenza!... maledetta farina!... — Ella non potè proseguire, ed ho creduto che il pianto l’affogasse.
Fui per cadere in terra d’un capogiro a quella confessione che non ammetteva piú lusinghe d’innocenza. I sensi animali mi dipingevano una Venere ancora quella bellezza desolata. Il mio cuore metafisico me la dipingeva un’orrida furia infernale.
Rimasi muto. Aveva in una scarsella de’ ducati; pochi, ma pur gli aveva. Gli trassi, e ognor taciturno gli lasciai pianamente cadere nel piú bel seno ch’io abbia veduto. Volsi le spalle fuggendo, e fuori di me per il dolore, con un entusiasmo