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perché le mie preghiere hanno con lei poca fortuna. Voi avete della facoltá sull’animo suo. Sono di troppo trascorsi i disordini per i di lei capricci maligni e le di lei bizzarrie vendicative colle quali, valendosi della congiuntura di qualche falso passo della debolezza scusabile del Gratarol, ha fatto divenire una satira personale la mia commedia, a discredito indegno di lui non meno che a discredito mio. Abbia fine un livore che fa vergogna anche a lei. Rivolgete quindi delle calde suppliche per parte vostra e per parte mia verso il cavaliere di lei marito, che ha molta predilezione per voi e ch’io non conosco che per vista e per nome. Assicuratelo che s’egli non mi crede indegno di ottener grazie, la grazia maggiore ch’io potessi ricevere dalla sua liberale grandezza e dal suo bell’animo sarebbe quella ch’egli prendesse a proteggere nel senato la supplica del Gratarol.

Sperai in un momento in cui m’era riuscito di salvare un fratello dalla morte, per me e per quella illustre famiglia in cui era tanto amato, e da cui aveva avuti molti applausi per quella mia impresa, di poter ottenere col di lui mezzo il chiesto favore. Non saprei indovinare qual interpretazione possa fare il Gratarol sulla veritá di questo mio uffizio sincero e cordiale. Non è improbabile ch’egli l’onori del titolo d’uffizio ipocrita, per i modi suoi di pensare, che sono i modi odierni di pensare di molti suoi pari, guasti il cervello da’ sofismi d’una rovesciata morale.

Mio fratello promise di aderire alla mia premura. Perorò efficacemente supplichevole per suo conto e per conto mio co’ due coniugati che tanto lo prediligevano; ma venne mortificato a dirmi che la dama aveva protestato di sentire dispiacer sommo di non poter favorire la mia premura di nulla sul proposito delle ricerche fatte dal Gratarol al senato, le quali ricerche erano opposte da delle mire politiche insuperabili.

Quanto alla risposta del cavaliere sulla mia preghiera, mio fratello mi riferí ch’era stata la seguente: — Convien dire che vostro fratello Carlo creda ch’io sia direttamente nimico verso la persona di Pietro Antonio Gratarol. Egli si inganna. Io non sono avverso che per debito ad un secretario del senato, eletto residente alla corte di Napoli per una di quelle inavvertenze