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parte seconda - capitolo xliii 143


Lasciai mio fratello a Padova ben raccomandato, ben provveduto, onde potesse rimettersi affatto o almeno in grado di poter venire senza disagio a Venezia a’ di lui doveri verso la magistratura de’ riformatori. Ringraziai il professore Dalla Bona col cuore, prima del mio partire. Volli porre un gruppetto di zecchini nella di lui mano benefica. Non devo tacere la generositá di quel grand’uomo. Furono vane tutte le mie ostinate insistenze per obbligarlo a ricevere il picciolo tributo, adducendo egli ch’era assai rimunerato dalla consolazione di veder involato alla morte un suo buon amico e che aveva troppe obbligazioni verso la dama sopra accennata, che glielo aveva raccomandato con delle efficaci lettere, per non volere altri premii.

Abbracciato l’amico Massimo da cui aveva ricevuti tutti i tratti cordiali dell’amicizia, partii da Padova trionfante d’aver ricuperato il fratello dalla morte e posto in grado di poter in breve agire nel magistrato a cui obbediva, colla contentezza di non essere piú assediato perch’io chiedessi sostituzione a un uffizio ch’io non voleva, e colla compiacenza di vedere i molti concorrenti a quella carica mortificati che mio fratello non fosse morto.