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138 memorie inutili

signor Davide Marchesini secretario de’ riformatori di Padova e ad altri.

Al magistrato de’ riformatori aveva mio fratello un uffizio d’ispezione per cui la munificenza del Principe gli contribuiva non so se sette o ottocento ducati annuali.

Mi vidi giugnere una lettera efficacissima della dama sopraddetta, la quale mi ragguagliava essersi suscitati molti concorrenti alla carica di mio fratello, e che sulla notizia sparsa della inevitabile di lui morte correvano de’ caldi maneggi e bucheramenti per la elezione a quell’uffizio. Ella mi suggeriva, in accordo col cavaliere di lei consorte che presiedeva a quella magistratura, di spedire un sollecito memoriale supplichevole, chiedente d’essere io eletto in sostituzione al fratello. M’assicurava che tutti i concorrenti si sarebbero ritirati e ch’io sarei l’eletto.

Questa lettera in iscambio di sollevare l’animo mio, accrebbe le mie amarezze.

Risposi a quella signora ch’io la ringraziava de’ suoi consigli e delle sue generose promesse; ch’ella doveva conoscere il mio istinto e risovvenirsi che m’aveva alcun anno prima stimolato con fervore a concorrere all’incarco grandioso, nobile e fertile di mastro della posta di Vienna che allora era vacante, promettendo il sostegno della mia concorrenza con tutte le valide protezioni de’ suoi aderenti e di quella del possente cavaliere di lei consorte, e che senza mancare di rispetto e di riconoscenza verso a’ suoi stimoli liberali, aveva io con fermezza ricusate le sue grazie; ch’io ero stato indefesso sempre a proccurare del bene a tutta la mia famiglia, ma che non aveva voluto giammai caricare gli omeri miei aspirando a cariche di lucro dipendenti da pesi di soggezione e di responsabilitá; ch’io non era di temperamento da soffrire altre catene che le mie volontarie; ch’io non aveva né moglie né figli, né brama di grandeggiare né di adulazioni né di inchini né d’esser ricco, e ch’era contentissimo del mio tenue stato unito alla mia libertá; che il detto di Seneca: — «Tutto possiede chi del nulla è pago» — non era in vero combinabile co’ bisogni indispensabili dell’umanitá, ma che riflettendo alla veritá che conteneva il detto di quel gran filosofo,