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122 memorie inutili

Sacchi e commettergli per suo castigo di seguitare le repliche della commedia sino l’ultima sera del carnovale, quand’anche il teatro fosse vuoto d’ascoltatori. A me non resta altro risarcimento che questo per un foglio iniquo che a quest’ora il forsennato averi fatto spargere in copia per tutta la cittá, colla speranza di macchiare la mia riputazione e con quella di comparire un uomo di mirabile acume e di sommo coraggio con un tratto di assassinio vilissimo. Per tal modo sarebbe punita la venalitá del capocomico e sarebbe mortificata la interminabile importuna molestia d’un cattivo frenetico. È certo che le repliche della commedia correranno per quanto possono correre, non essendo piú degno il mio folle nimico ch’io m’abbassi a spendere due sillabe in di lui favore. Se Vostra Eccellenza me lo permette io esco di casa. Voglio che la dama che per non so quali sue mire ha tanto protetta contro la mia volontá questa sciagurata commedia e la indiscreta aviditá d’un comico, legga in questo foglio ch’io non fui un sciocco profeta sull’indole d’un impazzito di natura pessima, e in qual imbarazzo fetente abbia posto il mio carattere pacifico, incapace di danneggiare una mosca, il di lei sconsigliato bizzarro e indecente puntiglio.

La filosofia non poté sopprimere in me la debolezza d’una mia determinata risoluzione imprudente e non evangelica, ch’io tenni celata al patrizio Balbi e ch’io conobbi per imprudenza condannabile quando l’impetuoso bollore della umanitá s’è calmato concedendomi l’uso della ragione. Confesserò questo mio errore ch’io sono il primo ad abborrire.

Uscendo di casa, il Balbi volle a forza venir meco dalla dama. Ecco un autentico testimonio a quella mia visita.

Giunto a quella signora, che accolse me e il patrizio con la sua solita scherzevole ilaritá, espressi le sole parole seguenti: — Le Eccellenze Vostre si sono divertite alle Droghe d’amore ed alle repliche di quell’opera infelice. A me giungono di questi divertimenti. — Le porsi il viglietto.

Ella lo lesse, ed io lessi negli occhi, sulle guancie e nel tremore della sua mano la sensibilitá del suo cuore.