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parte seconda - capitolo xxxviii 107

commedia: Le droghe d’amore, e devo tuttavia professarle dell’obbligo; ma poiché cotesta commedia, né cerco le cause, è divenuta delinquente, vengo a pregarla coll’intimo del mio cuore a voler proteggere la mia volontá per quelle vie che a lei sono possibili, onde quella commedia non rientri piú in sulle scene. Ho pregato di ciò il capocomico, ed egli si fa de’ riguardi de’ tribunali e della rivolta del pubblico in suo danno, ma tuttavolta se vengono levati gli ostacoli che lo costringono, è disposto a non piú esporre quella commedia, anche col discapito del suo interesse, per aderire alla mia volontá. Ho pregato sopra ciò il patrizio Vendramini padrone del teatro, ed egli con mia sorpresa e con mio rammarico mi ha negato con risolutezza in un suo viglietto ogni favore in questo proposito. Mi lusingo di poter trovare nell’Eccellenza Vostra il mezzo efficace ed opportuno per superare tutti quegli obbietti che si attraversano al mio giusto desiderio che quell’opera non comparisca piú in sul teatro, e la prego con tutto lo spirito a voler proteggere la mia richiesta.

— Che mai chiedete! — disse la dama. — Che vi move a fare una tale dimanda?

— Mi movono — rispos’io — le ciarle che fioccano per la cittá, mi move esser io sulle lingue e posto in un aspetto che nulla ha che fare col mio carattere, e finalmente mi move un doveroso sentimento di passione di vedere il Gratarol, persona ben nata e secretario d’un augusto senato (comunque sia stata macchinata questa turpe faccenda), posto sopra una scena ed esposto alle pubbliche risa. Ciò mi lacera l’animo, e supplico Vostra Eccellenza a far sí ch’egli esca da una tale abborribile sciagura e ch’io sia salvo da una taccia che per nessuna ragione mi si conviene.

— Lodo — disse la dama — il vostro buon animo. Se però sapeste tutto, sapreste ancora ch’egli non merita tanta compassione da voi. Ma qual colpa avete voi se un fanatico per dar retta ad una comica s’è colle sue stolide direzioni ordita un’illusione sul pubblico? se insistendo egli contro le piú gravi magistrature, cadendo di bestialitá in bestialitá, sino a far tombolare fintamente da una scala la attrice sua amante, movente