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parte seconda - capitolo xxxvii 105

nimicissima del Gratarol, né so il perché. È innegabile ch’ella valendosi della leggerezza de’ falsi passi fatti dal Gratarol che cagionarono delle pubbliche vociferazioni in di lui danno, ella secretamente ordí baratti di parte, vestiari, acconciature e gesticolazioni per render spettacolo agli occhi del pubblico inurbanamente quell’infelice e per vendicarsi non saprei dire di quali offese. Le bizzarrie di quella signora sono notissime. Io per altro che la conosco da molti anni, per le mie osservazioni sul di lei carattere ho dovuto per giustizia condannare la sua testa, ma non mai il suo cuore ch’è sensibilissimo. Voglio tentare un passo anche sul di lei cuore. Ha tante gran aderenze e tanti mezzi possenti che non voglio nemmeno lasciare intentato un uffizio efficace con lei. Egli è ben vero che da gran tempo io non vado a visitarla, ma ella mi conosce per poco uffizioso e per solitario, e sono certo ch’ella mi vederá e ascolterá volontieri. Il mio caro signor Carlo, vediamoci questa sera alle tre della notte sotto le Proccuratie nuove.

Il Maffei si mostrò dolente di vedermi imbrogliato e affaticato per sua cagione. Fece un elogio superfluo al mio buon cuore e a’ miei tentativi. Promise d’essere alle tre della notte al luogo indicato, ed io mi staccai da lui per fare una nuova perorazione in favore d’un mostro sopraffattore che voleva in me l’impossibile per vincere un suo puntiglio contro tutte le stelle fisse, o vendicarsi sul mio buon nome di quegli errori che in me non erano e di quelle sciagure che da se medesimo s’era tessute.