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parte seconda - capitolo xxxvii 101


Vostra Eccellenza a non avere rincrescimento che per una mia cordiale istanza non comparisca piú in iscena il mio dramma: Le droghe d’amore.

Prometto a Vostra Eccellenza in avvenire tutta la possibile parzialitá per il di lei teatro, certo che lei non mi negherá la grazia chiesta da chi con la piú profonda stima protesta d’essere

dell’Eccellenza Vostra

Di casa a dí 16 gennaio 1776/77

umilissimo divotissimo obbligatissimo servitore

Carlo Gozzi.


Suggellato il foglio commisi al mio servo di recarlo tosto al palagio del cavaliere nella contrada di Santa Fosca da me lontanissima, di consegnarlo nelle mani proprie del cavaliere, di supplicarlo per mio nome della risposta, aggiungendo che se non fosse in casa, dovesse attenderlo sino al suo arrivo, e che circa all’apparecchio del mio picciolo pranzo abbandonasse ogni pensiero.

Vestitomi io prontamente, passai alla casa del Sacchi a San Luca, armatissimo di risoluto fervore al secondo assalto.

Mi fu detto ch’egli era andato a pranzare dal patrizio Giuseppe Lini a San Samuele.

Trottai al palagio Lini ed ivi trovai il Sacchi vicino ad essere chiamato alla mensa ed a’ suoi maccheroni.

— Pretendo da voi — diss’io in modo risoluto — che la commedia: Le droghe d’amore non rientri domani né mai piú in sul teatro.

— Come! — rispose il Sacchi con viso sbigottito.

— Non v’è bisogno ch’io insegni a voi il come — diss’io. — Avete avuta l’abilitá di fare tanti raggiri per esporla contro la mia volontá a voi notissima, potrete anche trovare un ripiego per sospenderla. Aveste l’utile di quattro recite a teatro pieno: basti cosí. Gli artifizi stomachevoli di baratti di parte, di vestiari e d’altri inonesti apparecchi usati di nascosto da me hanno abbastanza esposto il mio nome alle pubbliche dicerie. O volete la mia assistenza, o volete quella de’ nimici del Gratarol vostri protettori a’ quali aderite. I casi di quel signore a me noti mi