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di buona fede, cordiali e liberali. Nelle piú lontane dalla corte del provveditor generale, de’ costumi rozzi e barbari. I villici sono tutti fiere crudeli, superstiziose, insensibili alla ragione. Conservano ne’ loro matrimoni, ne’ loro mortuori, ne’ loro giuochi, gli usi degli antichi gentili perfettamente. Chi legge Omero e Virgilio trova l’immagine de’ morlacchi.

Essi pagano una truppa di femmine perché piangano sui cadaveri de’ morti loro, le quali femmine si danno il cambio per dar riposo alle trachee spossate e rese fioche da certi lugubri ululati d’una musica che mette spavento.

Uno de’ loro giuochi è il levare alto, appoggiato alla palma della destra mano, un pezzo di marmo d’un peso enorme, e lo scagliarlo dopo tre o quattro salti. Colui che lo scaglia a dritta linea e piú lontano, ha vinto il giuoco. Ciò ricorda i pezzi di massi pesantissimi che scagliavano a’ loro nimici Diomede e Turno.

Ne’ nidi loro i morlacchi sono valenti e utili al principato in occasione di guerra co’ turchi confinanti, verso a’ quali conservano una cordiale antipatia. Ne’ territori litorali, gli abitanti sono atti ad essere marinai, temerari abbastanza e risoluti combattitori sull’onde. Verso al Montenegro, sono ancora piú barbari i popoli. Quelle famiglie, i cui ascendenti e discendenti morirono pacificamente sui loro letti o canili e non vantano qualche buon numero d’ammazzati in esse, sono guardate con occhio di disprezzo dalle altre.

Sulla spiaggia fuori della citta di Budua, dove un drappello di que’ nostri simili calano spesso la state dalle montagne per godere l’aere che spira dal mare, vidi fare le archibugiate e rimanere tre cadaveri sulla sabbia.

Uno di quelli delle famiglie d’una lunga serie morta pacificamente, rimproverato da un altro di quella vergogna, volle troncare il rossore a’ suoi posteri e incominciare i loro trofei dal farsi ammazzare ammazzando.

Le zuffe e le archibugiate tra villaggio e villaggio in que’ contorni sono frequenti. Quelli d’un villaggio che uccidono un uomo d’altro villaggio, non hanno mai la pace che al prezzo di cento zecchini o a quello d’una testa d’un uomo del villaggio loro;