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368 memorie inutili


Dal punto del sopraddetto ragionamento, non si vide piú sul palco scenario il signor Gratarol, Dio sa con qual sentimento verso me.

La sera innanzi al convito ordinato dal signor Gratarol, essend’io in un stanzino del palco scenario in cui era il Sacchi, la Ricci e una di lei sorella, ballerina del teatro, nominata Marianna, e molti attori ed attrici della compagnia, il Sacchi uscí con la seguente esagerazione:

— Domani — diss’egli — corre il pranzo dal signor Gratarol, a cui sono invitato. Io credeva che l’invito fosse qui al signor conte, a me, al Fiorilli e al mio cognato Zannoni. Ho però saputo che sono invitate anche delle attrici della mia compagnia, e che soprattutto il magnifico e splendido banchetto è precisamente un trattamento solenne per onorare madama Teodora Ricci. Io non ho mai fatto il conduttore e il ruffiano delle donne della mia truppa. Al corpo... al sangue..., ecc. ecc.; anderá a quel convito chi vuole, io non ci anderò certo. — Egli seguí la sua brutale esagerazione con le piú laide invettive.

La Ricci aveva la faccia accesa, non sapeva dove rivolgerla, e teneva gli occhi bassi alla terra. Tutti avevano gli sguardi verso lei. Confesso che in quella spezie di berlina ella mi faceva compassione.

— Ecco — diceva tra me — l’opera mia di cinqu’anni rovesciata dalla imprudenza di questa cieca vanerella che, sorpassando ogni conveniente riguardo, si guadagna di questa sorta di panegirici. Il bordello va divenendo solenne, io mi vedo troppo involto in esso, e temo di non potere attendere il fine del carnovale traccheggiando, senza qualche scoppio di novitá increscevole.

Seguendo il Sacchi le sue villane espressioni e i giuramenti di non voler essere a quel convito, cercai col miglior modo di calmarlo e di persuaderlo a non mancare. — Voi cercate — diss’io — di non farvi nimici, e non vi curate poi di fare uno sgarbo notabile ad un signore che v’usa una cortesia? Date troppa retta a delle riferte maligne. La cosa può essere innocentissima, né vedo ragione che dobbiate incollerire. — Mi venne fatto di calmarlo e di persuaderlo ad andarvi.