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parte seconda - capitolo xviii 349

venne un giorno a dirmi che le inquietezze di quella femmina disturbavano lui e la compagnia.

— Prego lei, signor conte — diss’egli, — di voler inframmettersi onde sia formata una scrittura solida, durevole per cinqu’anni, con que’ patti ch’io rimetto al di lei arbitrio, ma con una comminatoria che la parte che manca a’ patti sottoscritti deva pagare all’altra una pena di cinquecento ducati. Forse una tale comminatoria porrá freno alle inquietezze di quella donna, che ogn’anno si scorda tutti i patti, mette a campo alterazioni e pretese, minaccia e disturba.

Lei sa, signor conte — prosegui egli, — il poco frutto delle compagnie comiche dell’Italia, le enormi spese annuali de’ viaggi e trasporti, e i pericoli a’ quali gl’interessati nell’impresa vanno soggetti, appoggiati alla incertezza ed a strani avvenimenti, a fronte de’ stipendiati che devono avere l’indiminuto loro onorario accordato. Ella vide un esempio amaro in quest’anno per la sospensione di tante recite a teatro giudicato cadente e di tante prime recite a teatro vuoto. I stipendiati non perderono nulla, e il danno fu di noi interessati. Però rimetto l’arbitrio che le do alla sua giustizia, supplicandola a ridurre quella femmina alla discretezza e alla quiete.

— Veramente — rispos’io — m’impaccio mal volentieri in tali faccende. La catena di cinqu’anni per una giovine e la comminatoria mi sembrano aspre. Tuttavia parlerò e vi darò la risposta.

Dopo un lungo dialogo amichevole colla Ricci in tal proposito, le ho stabiliti ottocentocinquanta ducati l’anno, a servire per cinqu’anni la compagnia col marito, colla comminatoria voluta dal Sacchi per la parte che mancava.

Parvemi d’aver fatto qualche cosa a ridurre la detta giovine ad avere ottocentocinquanta ducati annuali, essendo venuta nella compagnia col marito nel suo principio per cinquecento e venti ducati, e parvemi di non aver fatto male nemmeno all’interesse del Sacchi. M’ingannava nel mio parere.

Estesa da me la scritta, fatta firmare dalla Ricci e dal marito, passai dal Sacchi a riferirgli il convenuto e per fargli firmare i patti. M’attendeva un ringraziamento. Eccolo.