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306 memorie inutili

trovato in me un uomo estimatore della sua comica abilitá e che si sarebbe fatto un pregio di soccorrerla nell’arte sua; ma ch’ella doveva legarsi al cuore questa veritá, che senza un contegno, in un’attrice, contrario alla prevenzione che il pubblico ha sopra lei, il nome d’amico sociale in un uomo d’onore non aveva a fare punto né poco col nome di comica.

A questi discorsi veri da don Chisciotte morale, ch’io riferisco soltanto per far ridere il pubblico di me o per conciliargli il sonno (discorsi ch’io replicai di quando in quando ben trenta volte alla mia macchinetta, a misura che parevami di scorgere la necessitá di doverli fare), ella mi rispondeva che tutte le oneste persone si congratulavano con essa di vedere ch’io aveva per lei dell’impegno e della predilezione; che la stimolavano a cattivarsi la mia amicizia e la esortavano a guardarsi con accuratezza di darmi de’ motivi d’allontanarmi da lei. Non ommetteva di nominarmi coteste persone da me conosciute. Che piú? Ella mi giurava che sino il di lei confessore esaminandola sulle sue pratiche, l’aveva esortata a non staccarsi giammai dalla mia, ch’egli considerava un portento nel nostro secolo. Questa asserzione mi sembrava un po’ troppo affettata e comica.

Niente la tratteneva però di accendersi contro le lingue maligne che laceravano la sua fama; lingue ch’ella considerava di femmine. Inveiva contro quelle con un po’ troppo di veemenza e di stizza contrarie a’ ricordi del confessore, e la peggior cosa era che terminava le sue invettive esclamando: — Giá tutte le femmine generalmente, e teatrali e non teatrali, e alte e basse e mediocri, non sono che meretrici.

Una cosí strana e vergognosa proposizione, che abbracciava anche lei, mi faceva della sorpresa e dell’abborrimento. Conosceva però il nitro del suo istinto bilioso e subitaneo, conosceva la sua ignoranza e conosceva in quelle sue dannate espressioni il linguaggio e il liceo degl’intrepidi libertini sfrenati ch’ella poteva aver uditi con qualche principio di persuasione.

La trovava modesta, sincera, solitaria, non spigolistra, ma non aliena da’ doveri d’una donna cattolica. Era giovine, e non tralasciava di lusingarmi d’essere in tempo di poterla ridurre