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294 memorie inutili


Mi sono divertito moltissimo sopra alla loro mal fondata lusinga. La tragedia del Gustavo fu posta in iscena con molta decenza. La Ricci comparve la sera in sul teatro improvvisamente e inaspettatamente piú leggiadramente vestita delle altre sue compagne, non senza sorpresa e non senza bollore della comica detrazione. Ella sostenne la sua parte con molto valore. L’opera ebbe un evento felice. Fu replicata parecchie sere con acclamazione, perché piacque; ed avvenne per questo che la Ricci, la quale aveva recitato con bravura eguale nelle due tragedie Il conte d’Essex e il Fajel, incominciò solo dal Gustavo a riscuotere que’ pubblici applausi che anche prima se le convenivano. Bisogna conoscer le cause per ben conoscere gli effetti.

Vidi la giovane alquanto rasserenata, e proccurai di vederla rasserenata appieno, proteggendo i miei pronostici che incominciavano ad avverarsi.

Scorgeva trascorrere i giorni senza che si accennasse nemmeno di dare al pubblico il mio dramma della Principessa filosofa. Averei dovuto offendermi di quella ingiuriosa taciturnitá, ma io m’era proposto con fermezza d’animo di non incollerire giammai col ceto comico.

La Ricci si lagnava meco della indolenza de’ suoi compagni sul punto del non esporre quel dramma, ed io rideva. Per conto mio, non ebbi giammai la sete dell’amor proprio ambizioso e puerile di vedere le mie favate esposte in sul teatro. Sperava però un compiuto risorgimento della giovane da me soccorsa nella parte della «Principessa filosofa», e sapeva che delle sciocche sotterranee malizie comiche tenevano inoperoso il mio dramma.

Mi proposi di vincere le difficoltá con un’arte flemmatica. Incominciai a spargere con alcuno de’ comici che, ad onta del mio istinto poco curioso, non poteva scacciare dalla fantasia una curiositá fanciullesca di vedere qual effetto facesse in sul teatro una composizione d’aspetto tanto nuovo, poetico e bizzarro com’era il mio dramma della Principessa filosofa; che veramente aveva in esso pochissima fede, e che compativa moltissimo la compagnia del Sacchi se non s’arrischiava ad esporlo; ma che il tarlo della mia stolta curiositá m’era tanto molesto