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274 memorie inutili


Egli rinnovellò le proposizioni degli accordi, che furono da me ascoltate con orecchio sospettoso e bramoso. I fratelli miei stessi mi consigliavano ad aderire. La mia quiete e l’enorme peso mi consigliavano piú di tutti a troncare una briga ch’era per me oltremodo affannosa.

Ebbi in compensazione delle mie pretese dal mio avversario un podere, di quarantasei campi circa, nel territorio padovano, molte case in Venezia, parte buone parte cadenti, qualche capitale fruttante nella pubblica zecca e tremila ducati per conto de’ frutti decorsi.

Nacque un solenne accordo, che Dio mantenga intangibile per tutti i secoli.

Resi esatto conto a’ miei tre fratelli, Gasparo, Francesco ed Almorò, del mio operato. Consegnai loro la lor porzione de’ beni ricuperati. Pagai le spese e i debiti incontrati da me in quella guerra. Annoverai loro cento zecchini per uno avanzati da’ frutti, e respirai come un uomo stanco e rotto da un lungo viaggio disastroso, che si sdraia sopra un morbido letto.

Rimasi co’ miei soliti pesi e pensieri per tutte le famiglie del mio parentado e col sollievo nell’ore d’ozio della poesia, allora in gran parte dedicata alle scene delle mie creature comiche e a difendere le loro ricolte minacciate dal gracchiare di alcuni corvi.