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parte seconda - capitolo iii 261

i contrasti e le ciarle fossero state tra le femmine, non mi sarei degnato di abbassarmi a’ disgusti, né di abbandonare la loro societá de’ miei soccorsi e della mia famigliaritá; ma che se mai gli uomini fossero caduti ne’ difetti medesimi delle femmine e nelle dissensioni, averei pensato diversamente.

Era per me un conforto il passar l’ore degli ozi miei con quelle persone risvegliate, facete, civili ed allegre; ed era per me una quiete di spirito il vedere gli uomini di quel comico congresso assediati e voluti commensali da’ cavalieri e dagli onest’uomini, le femmine comiche dalle dame e dalle morigerate signore, a differenza di molte altre della professione; ed era per me una compiacenza il vederle ben piantate nella loro mèsse teatrale da me ravvivata e sostenuta da’ miei capricci scenici, sempre di nuovo aspetto e sempre avventurati.

Alla satira che potrebbe fare il pregiudizio o la malignitá sopra una tale mia lunga scelta di conversazione, risparmierei una controsatira filosofica sopra alle societá che si dicono di onesto e spiritoso trattenimento ne’ casini, nelle adunanze e ne’ caffé. Per non rendermi odioso dipingendo delle veritá, mi ristringo a pregare i miei giudici a riflettere e ad essere indulgenti sulla differenza de’ geni.

Ritornando a’ miei comici protetti, dirò che la giudicata coltura che si pretese di introdurre in sui teatri, poco a poco corruppe i costumi di questa regolare e rara famiglia comica, com’anche una certa predicata coltura voluta introdurre nelle famiglie private corruppe il costume di queste.

Molti comici forestieri, provveduti a stipendio e ad accrescere la compagnia per sostenere delle parti serie, comiche e tragiche nell’opere teatrali, animarono la libertá di pensare e di operare. I sistemi di quella compagnia, i quali non erano forse che d’una finta onestá ostentata, si alterarono e si cambiarono.

Non è ancora il tempo di far la pittura di questo cambiamento. Dovrò farlo a suo luogo, perché molte peripezie delle memorie della mia vita, nel trascorrere di circa venticinqu’anni, mi nacquero dalla mia condiscendenza, dalla mia costanza e dal mio buon animo nel soccorrere quella comica societá.