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parte seconda - capitolo i 249

pienissima d’ingredienti ch’erano assolutamente cose e non parole, la qual involava la ricolta a’ teatri sostenuti dalla creduta coltura e moltiplicava la mèsse del Sacchi.

Aveva scelta per mia ricreazione nell’ore d’ozio quella famiglia comica (ricreazione saporitissima), e in un breve giro di tempo studiai e penetrai filosoficamente tanto bene gli spiriti e i caratteri de’ miei soldati che tutte le parti da me scritte ne’ miei capricci poetici teatrali, composte con la mira all’anima de’ miei personaggi e a quelli addossate, erano esposte sul teatro in modo che sembrava che uscissero da’ loro propri cuori naturalmente, e perciò piacevano doppiamente.

Questa facoltá o non è posseduta o non è esercitata da tutti gl’ingegni che scrivono per i teatri, ed è un’industria necessaria da usarsi nelle compagnie comiche dell’Italia, perché la tenuissima contribuzione che dánno per un’usanza invecchiata gli spettatori, non dá modo a’ nostri comici di estendersi a un vasto numero di attori e di attrici stipendiati, da poter scegliere e da poter addossare con adeguato equilibrio di proporzione tutti i vari caratteri che si danno in natura.

Da un tale mio studio e da questa mia penetrazione, imitazione ed abilitá (studio ch’io non disgiungo dallo studio ch’io feci sull’indole e sul genio de’ miei ascoltatori) avvenne molta parte di quel vantaggio all’opere mie teatrali che non è conosciuto dalla incapacitá de’ miei pochi censori, e che le sostenne per tanti anni con quella fortuna che nessuno potrá negare.

Il solo Goldoni seppe usare lo studio medesimo sopra a’ personaggi da lui serviti de’ suoi generi premeditati; ma io sfido il Goldoni e tutti gli scrittori de’ nostri teatri a comporre le parti differenti nel loro carattere, con tutti i sali, tutte le arguzie, le facezie, la satira morale e tutti i ragionamenti in dialogo e in soliloquio connaturali a’ miei Truffaldini, a’ miei Tartaglia, a’ miei Brighella, a’ miei Pantaloni, alle mie servette, come feci io, senza cadere nel languore, nella freddezza, e con lo stesso avvenimento d’acclamazione ch’ebbero i tratti miei.

Coloro che si provarono a dar favella a quegli attori pieni d’arte, d’acume e d’una grazia confessata e applaudita dall’uni-