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246 memorie inutili


Antonio Sacchi, Agostino Fiorilli, Atanagio Zannoni, Cesare Derbes erano le quattro maschere; Truffaldino, Tartaglia, Brighella e Pantalone; tutti attori eccellenti nella lor professione.

La perizia nell’arte, la prontezza, la grazia, la fertilitá, i lazzi, i sali, le arguzie, la naturalezza e molta filosofia erano le loro doti. La servetta Andriana Sacchi Zannoni, vivacissima, aveva la medesima qualitá.

Tutto il resto della compagnia, nel tempo ch’io presi a soccorrerla ed a prendere pratica con quella, era di vecchi e di vecchie, di figure infelici abili, di personaggi agghiacciati, di ragazzi e ragazze inesperti.

Ne’ tempi anteriori, la societá di queste genti era stata fortunatissima e favorita in Italia.

I due nominati poeti ch’erano prima, possiamo dire, sozi di quella, s’erano ribellati e colle loro novitá l’avevano perseguitata e danneggiata. Era ella passata alla regia corte di Portogallo, dove faceva molto bene gli affari suoi; ma trovò ivi un nimico piú formidabile assai di due poeti.

L’orribile tremuoto di Lisbona troncò i divertimenti di quella metropoli, e troncò le utilitá di queste povere genti, che doverono partire dal Portogallo. Ritornate a Venezia dopo forse quattr’anni di lontananza, si accamparono nel teatro detto di San Samuele.

Oltre a che avevano prima abbandonata l’Italia con dispiacere delle infinite anime allegre, le quali si annoiavano a’ Filosofi inglesi, alle Pamelle, alle Pastorelle fedeli, a’ Plauti, a’ Molieri, a’ Terenzi, a’ Torquati Tassi, alla monotonia sonnifera de’ versi martelliani; per consuetudine tra noi, divien nuovo ciò che piacque e che da qualche anno non s’è veduto.

Le quattro maschere, la servetta e qualche altro personaggio, meritevole nel genere all’improvviso piú che non erano i poeti pensatori e bilanciatori nell’opere scritte, rubarono per il primo anno il concorso alle riforme; ma poco a poco le doviziose novitá prodotte nel teatro da’ due fertili scrittori, i quali trattavano queste brave persone da mimi spregevoli, da scipiti buffoni, con indicibile scipitezza, e da nimici della coltura, con