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CAPITOLO XXXIII

Necessaria informazione e necessario preambolo sull’origine e sul progresso

delle scaramuccie letterarie. Accademia granellesca.

Benché nella storia sincera dell’origine delle mie dieci fiabe sceniche, posta nel principio del primo volume de’ miei capricci teatrali usciti dalle stampe l’anno 1772, ci sia quanto basta per far sapere l’epoche e le cagioni delle nostre inutili controversie letterarie e quelle delle mie bizzarre rappresentazioni, credo di dover rammemorare alcune cose sopra a quelle, avendo esse molta relazione sopra alle mie vicende di venticinque e piú anni e colle Memorie della mia vita.

I gradini che mi condussero ad esporre delle poetiche bizzarrie in sul teatro; bizzarrie ch’io non ebbi giammai la folle ambizione d’apprezzare o di pretendere che fossero apprezzate piú di ciò che vagliono; che non ebbero, non hanno e non avranno giammai nimici i veri letterati; ch’ebbero, ch’hanno ed avranno sempre amiche le popolazioni intere; che fecero, fanno e faranno ognora arrabbiare alcuni credentisi letterati, sono i seguenti.

Ebbi la debolezza di guardare con qualche risentimento il precipizio in cui cadeva la nostra colta poesia italiana, fondata co’ suoi primi semi nel secolo milledugento; rinforzata nel milletrecento; indebolita alquanto nel millequattrocento; rinverdita e consolidata nel millecinquecento da tanti illustri scrittori; guasta nel milleseicento; riscossa nel finire di quel secolo e nel principio del nostro millesettecento sino verso la metá, e brutalmente poscia capivolta e corrotta da alcuni arditi fanatici dell’etá nostra, i quali, coll’ambizioso desiderio d’essere considerati originali scrittori, predicando per freddi e puerili tutti i benemeriti nostri padri fondatori e sostenitori, scossero la gioventú da’ colti veri metodi e dalla pregevole semplicitá, animandola a calpestare tutto