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parte prima - capitolo xvi 107

commiserevole. La violenza ch’io feci a trattenere a forza le mie lagrime per non rattristarlo maggiormente, fu per spezzarmi il polmone.

Egli seguí vacillante i miei passi a me appoggiato, e poco a poco giugnemmo ad un’altra stanza.

La stagione era verso al novembre e assai fredda, massime nel clima friulano. Ardeva in quella stanza un buon fuoco, presso il quale v’era una sedia da poltrire, perpetuo giornaliero riposo alle membra inferme del padre mio, che per il corso di sette anni, con vergogna degli infiniti suggerimenti della medica scienza, or concorde or discorde e sempre inutile, e non ancora giunto a cinquantacinqu’anni dell’etá sua gemeva in quella miseria.

Era in quella medesima stanza mia madre, la quale mi espresse flemmaticamente de’ sentimenti non lontani dal carattere materno, ma che tenevano della sostenutezza.

Questa madre, che amai e rispettai sempre per dovere e per genio, protestava spesso, anche senza necessitá di proteste, che amava con un riparto eguale di affetti tutti i suoi nove figli.

Diceva con serietá e inarcando le ciglia, frequentemente: — Tagliatemi un dito, mi duole; tagliatemi un altro dito, mi duole; — e passava sino a nove delle sue dita tagliate in parole col dolore medesimo.

Nondimeno il dolore forse d’otto dita tagliate unito, non averebbe eguagliato il dolore del taglio del dito primogenito, che era il fratello Gasparo.

Egli vive, è uomo d’onore e filosofo per quanto si può essere filosofo, e sono certo che, chiamato alla conferma di questa veritá, la confesserebbe.

Nel diligente studio ch’io feci sul genere umano ho trovato tante madri colla debolezza della mia, che non mi sono mai sognato di condannarla. Considerai sempre che mio fratello, per le sue doti e per le sue ottime qualitá, meritasse il di lei affetto piú che gli altri otto tra figliuoli e figliuole. Siccome però le madri affettuose ad un figlio per lo piú non hanno altra brama che quella d’appagarlo e impiegano la loro predilezione tanto ad esaltare le di lui buone qualitá quanto a proteggere le di lui