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clxvi prefazione.


giudicati spiriti più deboli i secondi dei primi.... Con tutte le mie risa, scorsi però nell’uomo con sicurezza un’immensa sublimità e tanto superiore all’essenza dei bruti che non mi sono mai degnato d’avvilirmi a considerarmi nè letame, nè fango, nè un cane, nè un porco, come si degnano di considerarsi i spiriti forti.... Le odierne novità di rovesci, che ci dipingono gli Epicuri onest’uomini; i Seneca impostori; venerabili filosofi i Volteri, i Russò, gli Elvezi, i Mirabò..., non seducono il mio interno. Guardo i funesti effetti cagionati sui popoli dalle dottrine dell’ateismo.... Finalmente l’interno mio tenne sempre viva la sacra immagine dell’augusta nostra Religione, nè mi curai d’essere considerato da’ Filosofi d’oggidì addormentato nel da lor detto pregiudizio.1»


Ma il ritratto morale di Carlo Gozzi non sarebbe compiuto, senza dare qualche idea del famoso Capitolo delle sue Memorie, intitolato dei Contrattempi, il quale servì alla critica Romantica per rappresentarsi il Gozzi come un Doctor Faust, preda e ludibrio di quelle potenze magiche, che la sua fantasia di poeta aveva evocate. Vedranno invece i lettori, che il Capitolo dei Contrattempi non è altro che un bozzetto leggiadrissimo del bizzarro umore del Gozzi e di una sua preoccupazione, che confina coi terrori della jettattura napoletana.


«S’io volessi narrare (scrive il Gozzi) tutte le stravaganze e tutti i contrattempi, a’ quali la mia stella mi volle soggetto, averci lunga facenda. Furono frequentissimi e quasi giornalieri. Le stravaganze ch’io soffersi mansuetamente
  1. Memorie cit., Parte 2, Cap. 47.