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canto quinto 103

15
     Lo staffier sol rimase che vedete,
e d’un altro staffiere il cavai stracco.
Dissi: — Dall’una parte tirerete;
questo rozzon dall’altra, ch’io v’attacco. —
E giunsi qui come veder potete,
che ancor mi fo la croce per quel fiacco. —
Lo staffier stava fuor della memoria
e trasognato a udir si bella storia.
16
     Filinor di soppiatto l’occhiolino
fece al staffier ed ei l’intese tosto.
L’altro seg^e il racconto del cammino,
che un’altra baia nuova avea disposto.
Disse: — Sol mi rincresce un valig^no,
che tenni pel viaggio sempre accosto,
con trentamila zecchin d’or forbiti;
non m’avvedendo al fatto, addio, son iti.
17
     Ed un portamantello io vedo ancora,
dove aveva alcun abito decente
(siccome un onest’uom di casa ftiora
suol portar seco, andando a nuova gente);
e se n’è andato anch’esso alla malora,
con un brillante a cui non posi mente,
che m’è schizzato fuori dalle mani
nel combatter ch’io feci con que’ cani. —
18
     Molti del cerchio, udendo queste cose,
dicean basso: — È ben ver ch’egli è guascone. —
Altri, a’ quai sembrar vero tutto suole,
tiravan gli occhi e avevan compassione.
Ma perché allora s’usavan parole
e fatti pochi per consolazione,
fuor che un commiserar di que’ commossi,
a Filinor non s’offerser due grossi.