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LE SMANIE PER LA VILLEGGIATURA 73


Ferdinando. Eccomi qui a consolarmi colla signora Vittoria.

Vittoria. Venite anche voi a rompermi il capo?

Ferdinando. Come, signora? Io vengo qui per un atto di urbanità, e voi mi trattate male?

Vittoria. Che cosa siete venuto a fare?

Ferdinando. A consolarmi che anche voi anderete in campagna.

Vittoria. Oh! se non fosse perchè, perchè.... mi sfogherei con voi di tutte le consolazioni che ho interne.

Ferdinando. Signora, io sono compiacentissimo. Quando si tratta di sollevar l’animo di una persona, si sfoghi con me, che le do licenza.

Vittoria. Povero voi, se vi facessi provar la bile che mi tormenta.

Ferdinando. Ma cosa c’è? Cosa avete? Cosa v’inquieta? Confidatevi meco. Con me potete parlare con libertà. Siete sicura ch’io non lo dico a nessuno.

Vittoria. Sì, certo, confidatevi alla tromba della comunità.

Ferdinando. Voi mi avete in mal credito, e non mi pare di meritarlo.

Vittoria. Io dico quello che sento dire da tutti.

Ferdinando. Come possono dire ch’io dica i falli degli altri? Ho mai detto niente a voi di nessuno?

Vittoria. Oh! mille volte: e della signora Aspasia, e della signora Flaminia, e della signora Francesca.

Ferdinando. Ho detto io?

Vittoria. Sicuro.

Ferdinando. Può essere che l’abbia fatto senza avvedermene.

Vittoria. Eh! già, quel che si fa per abito, non si ritiene.

Ferdinando. Insomma, dunque siete arrabbiata, e non mi volete dire il perchè.

Vittoria. No, non vi voglio dir niente.

Ferdinando. Sentite. O sono un galantuomo, o sono una mala lingua. Se sono un galantuomo, confidatevi, e non abbiate paura. Se fossi una mala lingua, sarebbe in arbitrio mio interpretare le vostre smanie, e trarne quel ridicolo che più mi paresse.