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Todero in questa commedia non è brontolon solamente, ma avaro e superbo. L’avrei potuto intitolare o il Superbo o l’Avaro; ma come la sua superbia consiste solamente nel comandar con durezza a’ suoi dipendenti, e la sua avarizia è accompagnata da un taroccare fastidioso, insolente, ho creduto bene d’intitolarlo dal difetto suo più molesto ch’è il Brontolone, o sia il Vecchio fastidioso. Tutta la morale di questa Commedia consiste nell’esposizione di un carattere odioso, affinchè se ne correggano quelli che si trovano, per loro disgrazia, da questa malattia attaccati. E in fatti qual maggiore disgrazia per un uomo, che rendersi l’odio del pubblico, il flagello della famiglia, il ridicolo della servitù? Eppure non è il mio Todero un carattere immaginario. Pur troppo vi sono al Mondo di quelli che lo somigliano; e in tempo che rappresentavasi questa Commedia, intesi nominare più e più originali, dai quali credevano ch’io lo avessi copiato. Dio mi guardi da esporre in pubblico il difetto di chi che sia in particolare; ma in verità, quando scorgo tai caratteri odiosi, faccio forza a me stesso, e vi vuole tutto quel principio di onestà che mi sono prefisso, per risparmiar loro quel ridicolo che si danno da se medesimi. Senza aver in vista persona alcuna, ho colto bene nel segno, e la Commedia, non ostante l’odiosità del Protagonista, ha incontrato moltissimo, ed è stata con fortuna più volte rappresentata.