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LE SMANIE PER LA VILLEGGIATURA 25


Cecco. Sì, signora.

Vittoria. L’hai veduta?

Cecco. L’ho veduta.

Vittoria. E che cosa faceva?

Cecco. Si provava un abito.

Vittoria. Un abito nuovo?

Cecco. Nuovissimo.

Vittoria. (Oh maledizione! Se non ho il mio, non parto assolutamente).

Ferdinando. (E che sì, ch’ella pure vorrebbe un vestito nuovo, e non ha denari per farselo? Già tutti lo dicono: fratello e sorella sono due pazzi. Spendono più di quello che possono, e consumano in un mese a Montenero quello che basterebbe loro un anno in Livorno).

Vittoria. Cecco.

Cecco. Signora.

Vittoria. E com’è quest’abito della signora Giacinta?

Cecco. Per dir la verità, non ci ho molto badato, ma credo sia un vestito da sposa.

Vittoria. Da sposa? Hai tu sentito dire, che si faccia la sposa?

Cecco. Non l’ho sentito dire precisamente. Ma ho inteso una parola francese che ha detto il sarto, che mi par di capirla.

Vittoria. Intendo anch’io il francese. Che cosa ha detto?

Cecco. Ha detto mariage.

Vittoria. (Ah! sì, ora ho capito; si fa ella pure il mariage: mi pareva impossibile che non lo facesse). Dov’è Berto? Guarda se trovi Berto. Se non e’è, coni dal mio sartore, digli che assolutamente, in termine di tre ore, vo’ che mi porti il mio mariage.

Cecco. Mariage non vuol dir matrimonio?

Vittoria. Il diavolo che ti porti. Va subito, corri. Fa quel che ti dico, e non replicare.

Cecco. Sì, signora, subito corro. (parte)