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LA GUERRA 423

Polidoro. E i miei danari?

Orsolina. Il diavolo se li è portati.

Polidoro. Andate al diavolo ancora voi.

Orsolina. Via, ci vuol pazienza. Se ora è andata male, un’altra volta anderà bene. Vi ricordate quello che mi avete promesso?

Polidoro. Vi dico chiaro, netto, rotondo, che non ne vo’ più sapere.

Orsolina. Ed io vi dico chiaro, netto, rotondo, che se non mi manterrete quello che mi avete promesso, andrò dal generale, gli scoprirò tutti i monopoli che fate: il danaro ad usura al venti e al trenta per cento; che nel pane della milizia ci framischiate segala, veccia e lupini; che in vece di mandare a far la legna nei boschi, per risparmiar le vetture, fate devastar le campagne, tagliar le viti, e gli alberi, e i pali che le sostengono; che proteggete i malviventi all’armata; che siete interessato nei giuochi, nelle bettole, nei festini. Sì signore; e se questo è poco, ho una giuntarella segreta, con cui mi darò l’onor di servirla. La riverisco divotamente. (parte)

Polidoro. L’elogio non è cattivo; la minaccia è calzante; lo spirito è ben disposto; è donna, ha bisogno, le ho promesso, le ho fatte delle confidenze. Sa tutti i fatti miei, può rovinarmi; bisognerà ch’io pensi a quietarla. Benissimo. (parte)

SCENA IX.

Luogo remoto o sia bosco corto.

Don Ferdinando, un Aiutante, un Carluccio,
Soldati e tamburo.

Ferdinando. Sì, è un torto che mi vien fatto. (all’Aiutante)

Aiutante. Di che cosa vi lamentate?

Ferdinando. Mentre gli altri vanno all’assalto, perchè destinarmi a presidiar questo sito? Non ho io valore che basta per quell’impresa? Non ho dato bastanti prove del mio coraggio? Don Faustino è alfiere dopo di me: perchè dar a lui la gloria di ritrovarsi all’assalto, e spedir me a questo posto avanzato?