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404 ATTO SECONDO

Faustino. Ma come? sì mal rispondete al sincero giubbilo del mio cuore? Non vale la felicità che vi si presenta a rasserenare l’afflitto animo vostro?

Florida. Don Faustino, compatitemi, non vi capisco.

Faustino. E donde nasce la difficoltà di capirmi?

Florida. Non siete voi quello che, poco fa, ilare, animoso e contento, si disponeva a combattere, ad assalire la piazza e ad affrontarsi col medesimo mio genitore?

Faustino. Sì, son quel desso.

Florida. Ed ora, come potete voi ostentare la stessa ilarità ed allegrezza in un evento affatto contrario? Come vi può esser cara la pace, se eravate per la battaglia anelante, e come compiacervi potete di essere amico con quegli stessi di cui desideraste poc’anzi la perdita, l’esterminio, la morte?

Faustino. S’io fossi più filosofo che soldato, rendervi potrei ragione del modo con cui in un medesimo cuore per due contrarie ragioni può succedere l’una all’altra allegrezza. Alcuni principi di naturale filosofia sono per altro comuni a tutti, onde permettetemi ch’io vi dica, che i piaceri ed i dispiaceri vengono da noi concepiti secondo la disposizione dell’animo, e questa ora è mossa dall’affetto, or dal dovere, ed ora dalla necessità. Quindi avviene, che lasciandosi l’uomo regolar dall’affetto, concepisce e desidera un bene; poi, riflettendo al dovere, ne brama un altro, e la necessità, talvolta, dell’animo intieramente dispone. Ognuna di queste cause moventi è capace di occupar tutto l’uomo, ed è assai meglio abbandonarsi ad una immagine sola, che soffrire l’interna pugna delle irresolute passioni. Capite ora, perchè fui lieto nell’adempimento del mio ministero, perchè or son lieto nel contentamento della inclinazione che a voi mi lega, e compatendo quel giubbilo che mi conduceva alla gloria, gradite or la letizia che al vostro piè mi conduce. (inginocchiandosi)

Florida. Sì, adorabile cavaliere. Ammiro il vostro talento, applaudisco al vostro valore e mi compiaccio dell’amor vostro. Compatite, se dubitai vanamente della sincerità de’ vostri teneri