Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1913, XVII.djvu/402

388 ATTO PRIMO

Aspasia. Ed a che prezzo?

Orsolina. Mi basta l’onore della di lei protezione.

Aspasia. Oh questo poi...

Orsolina. Senta, signora. Glielo dico con sincerità. Li vendo sei zecchini; ma mi costano molto meno. Si degni di riceverlo in dono, e lasci il pensiero a me di ricattarmi con qualcun altro.

Aspasia. Povera donna! chi paga, e chi non paga. Quanti verranno a prendere la roba vostra, prometteranno pagarla, e vi gabberanno. Siete poi compatibile, se alterate il prezzo cogli altri.

Orsolina. Così diceva ancor io. Per ciò mi raccomando a vossignoria illustrissima.

Aspasia. Sì, cara, non dubitate, che sarò sempre per voi.

Orsolina. Mi raccomandi all’illustrissimo signor padre.

Aspasia. Lo farò di buon cuore. Ehi, se vi viene qualche cosa di bello, fatemela un po’ vedere.

Orsolina. Sarà servita. (Sono una donna generosissima). (parte)

SCENA VIII.

Donna Aspasia, poi Florida.

Aspasia. Quando posso, mi piace di far del bene. Questa povera donna s’ingegna, e si vede, poverina, che è di buon cuore.

Florida. Ah donn’Aspasia, soccorretemi per carità.

Aspasia. Che avete donna Florida, che vi vedo così agitata?

Florida. Non lo sapete, che ora si tien consiglio di guerra?

Aspasia. Che importa a me del consiglio di guerra? All’armata ne fanno continuamente, ed io non ho nemmeno curiosità di domandare di che si tratta.

Florida. Ah, si tratta presentemente dell’ultimo destino della mia patria, e della vita forse anco del povero mio genitore.

Aspasia. Avreste piacere che la piazza si difendesse, che i nostri perdessero, e che fossero tagliati a pezzi?

Florida. Non ho l’animo così crudele. Vorrei la pace, non l’eccidio delle persone.