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LA GUERRA 379

Florida. Sentite? Se il Conte perde ancor questi, mi aspetto vedere qualche orrida scena. (a Faustino)

Faustino. Non temete; siamo qui in molti, non ardirà di trascendere.

Conte. Oh sette indiavolato! oh sette maladelto! Datemi quelle carte. (stracciandole) Diavolo, porta chi le ha stampate; diavolo, porta chi ha guadagnato; diavolo, porta me che ho perduto.

Aspasia. Or ora dà in qualche bestialità.

Conte. Eh, non importa. Chi ha fatto, ha fatto. Non ci vo’ più pensare. Allegramente. Datemi del Borgogna. Viva la guerra, viva l’amore, viva il buon vino; vivano le belle donne. Vivano i buoni amici, anche quel maladetto tenente che mi ha rovinato.

Fabio. Amico, lagnatevi della vostra fortuna.

Conte. Sì, hai ragione. Vieni qui, ti abbraccio, ti bacio, tu sei un onest’uomo, ed io sono stato una bestia; ora che non ho danari da giocare, voglio far all’amore. C’è loco per me con alcuna di queste signore?

Florida. Eh via, signor Tenente, pensate che dai vostri compagni si batte ora il castello che si difende, e voi quanto prima dovrete essere sostituito.

Conte. Che importa a me di queste malinconie? Si ha da combattere? andiamo. Si ha da montare la breccia? si ha da scalare le mura? son pronto. Fin che sto qui, non ci penso; vo’ divertirmi. Voglio fare all’amore con voi.

Florida. Mi maraviglio. Con me non vi avete a prendere una tal libertà.

Conte. Eh via, che cosa volete fare di quel ragazzo. Io, io v’insegnerò il viver del mondo.

Faustino. Conte, portate rispetto a questa dama.

Conte. Io non le perdo il rispetto; ma se fa conversazione con voi, la può fare, e la deve fare ancora con me. (si mette a sedere vicino a Florida.)

Florida. Questa è un’impertinenza. (si alza)