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376 ATTO PRIMO


Domani andrò al cimento, se occorre; sta notte voglio divertirmi, s’io posso. La vostra compagnia mi diletta; madamigella, siete amabile, siete vezzosa. Alla vostra salute. (beve)

Conte. Oh fortuna indegnissima! ho sempre da perdere? Vada tutto sul sette. Il resto de’ miei danari sul sette.

Florida. Vedete il povero Conte, come è agitato pel gioco; e vi vorreste esporre ancor voi ad una simile agitazione?

Faustino. Avete tanta compassione per me?

Florida. Sì certo; ho della premura per voi.

Faustino. Se fosse vero, sareste meco un poco più compiacente.

Florida. Lo stato in cui ci troviamo, non mi permette di più.

Conte. Primo anche il terzo sette. Contro me tutti i sette? Voglio vedere anche il quarto. Venti zecchini sul quarto sette.

Fabio. Conte, io non tengo su la parola.

Conte. Son cavaliere; sono un offiziale d’onore.

Fabio. Compatitemi; al campo non si gioca sulla parola.

Conte. Prestatemi venti zecchini. (a Ferdinando)

Ferdinando. Vi servirei, se li avessi.

Conte. Prestatemi venti zecchini. (a Faustino)

Faustino. Non li ho, da galantuomo.

Conte. Ehi, chi è di là?

Carluccio. Signore.

Conte. Chiamatemi il commissario. (va al tavolino fremendo, e guardando a giocare.)

Carluccio. Sarà servita. (in atto di partire)

Florida. Ehi. (al caporale)

Carluccio. Signora.

Florida. Che nuove abbiamo dal campo?

Carluccio. 1 nostri hanno principiato a fare la breccia. (parte)

Florida. Povera me! che sarà del mio genitore?

Conte. Ecco il sette secondo. E non ho potuto mettere, e non ho potuto giocare.1 Dov’è il commissario?

  1. Nelle più vecchie edizioni c’è soltanto una virgola.