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IL PADRE PER AMORE 57
Fernando. Ah, la mia sofferenza, donne, oramai stancate.

Qual arcano è codesto? Lo vuò saper, parlate.
Isabella. (Seco parlar non oso). (a donna Placida)
Luigi.   Io svelerò il mistero...
Placida. Niun più di me, signore, può palesarvi il vero.
Questa innocente figlia, che affitta a voi si mostra.
Non è, qual voi credeste, non è figliuola vostra.
Fernando. Santi numi del cielo!
Luigi.   (Misero me! che sento?)1
Questo del mio germano sarebbe un tradimento?
Placida. Della padrona estinta l’ha palesato un foglio.
Son dell’arcano a parte, dissimular non voglio.
Deh, placido soffrite dalle mie labbra il vero,
E il vostro cor dubbioso rasserenare io spero.
Signor, dalla consorte che voi cotanto amaste,
Quasi due lustri invano prole ottener bramaste.
Tumido il ventre alfine serena a voi le ciglia,
Di nove lune al termine diè alla luce una figlia.
Tanto di lei contento voi giubilaste allora,
Che genitor più lieto non fu veduto ancora.
Del vostro amore il frutto chiedendo al ciel clemente,
Del sesso della prole voi foste indifferente;
E la gentil bambina, dal cielo a voi concessa,
Fe’ duplicar gli affetti anche alla sposa istessa.
Dopo tre giorni appena, la misera consorte
Vide la cara figlia rapir barbara morte;
E più del suo cordoglio, l’afflisse il fier dolore
Del colpo inaspettato al cuor del genitore.
Amore in quel momento la sprona, e la consiglia
L’estinta pargoletta cambiar con altra figlia;
E per scemare al padre il doloroso affanno,
Supera i suoi rimorsi nell’amoroso inganno.
Voi la tenera figlia a ribaciar rivolto,

  1. Così nelle antiche edd., ma forse la parentesi si chiude in fine del verso successivo.