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AL CHIARISSIMO

SIGNOR ABBATE

GIO: BATTISTA VICINI

Accademico Ducale e Poeta Primario

di Sua Altezza Serenissima il Signor

DUCA DI MODONA1.


F

U delle maggiori che dar si possano la mia allegrezza, Chiarissimo Signor Abbate, allora quando il nostro comune Amico, il signor Avoocato Gio: Francesco Renzi, Segretario perpetuo di codesta illustre accademia Ducale2, si compiacque con un suo gentilissimo foglio darmi la notizia per me onorevole, inaspettata, d’esser io stato ascritto fra i valorosi Accademici compagni vostri. Si accrebbe ancora più il mio giubilo e la mia sorpresa, nell’annunziarmi ch’ei fece essere stato Voi il promotore di questo fregio al mio nome, con che darmi voleste una nuova testimonianza dell’amor vostro; di quell’amore che nell’anno 1754 mi avete in Modona liberalmente manifestato, consolandomi colla presenza Vostra in una mia penosa convalescenza3, e frammischiando agli eruditi Vostri ragionamenti tali osservazioni e tai giudizi sulle opere mie, che mi facevano insuperbire. Fu dono dell’ingenuo amabilissimo Renzi nostro, l’incontro per me felice della preziosa Vostra amicizia; ma partito di Modona poco sano, ed assalito in Milano da una tenace malattia di spirito, che mi accompagnò crudelmente fino al mio ritorno in Venezia4, non ho avuto agio di coltivarla, e ho trascurato, fra tanti altri, ancor questo bene. Non è colpa Vostra,

  1. La lettera di dedica, che qui segue, uscì nel novembre del 1758, nel t. V del Nuovo Teatro Comico dell’Avv. C. G., Venezia, Pitteri.
  2. Vedasi G. Tiraboschi, Biblioteca Modenese, t. IV, Modena, 1783.
  3. Della malattia sofferta a Modena parla il Goldoni specialmente nella prefazione dell’Impostore (vol. XI della presente ed.).
  4. Della malattia sofferta a Milano parla il Goldoni specialmente nella prefazione della Donna volubile (voi. VI).