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472 | ATTO SECONDO |
vorave che sta patrona se dilettasse de dar la soggia1 co fa quell’altra. Starò in guardia; no me lasserò minchionar), (da sè)
Flamminia. (Che cera aperta e gioiale che ha questo signore! Benchè avanzato in età, mi piace infinitamente). (da sè)
Pantalone. El motivo per el qual son vegnù a incomodarla, no la se lo imaginerà cussì facilmente.
Flamminia. Certamente non saprei indovinare il motivo di questa grazia che da lei ricevo. So di non meritarla, e tanto più mi confondo.
Pantalone. La sappia che son bon amigo de sior Fiorindo.
Flamminia. Tanto più mi conviene il titolo di vostra serva.
Pantalone. (Troppe cerimonie). (da sè) E son amigo egualmente de sior Ottavio.
Flamminia. Ho piacere.
Pantalone. So che sior Ottavio ha da esser el so sposo...
Flamminia. Potrebbe darsi che lo fosse; ma è più probabile che non lo sia.
Pantalone. So anca che ghe xe sta qualche pettegolezzo, qualche piccola differenza, per la qual apponto sento che la mette in dubbio ste nozze. Per questo donca me son tolto l’ardir de vegnir da ela. Mosso dall’amicizia, mosso dalle preghiere de sior Ottavio, e colla permission de so sior fradello, son vegnù mi sfazzadamente a parlarghe, e a assicurarla che sior Ottavio gh’ha per ela tutta la stima e tutto l’amor; che nol xè quel omo vizioso e strambo, che fursi ghe sarà stà depento; che col sior Fiorindo i xe affatto pacificai, e che altro no manca per la conclusion de ste nozze, che ella colla so bontà, colla so prudenza, la torna a confermar quel sì, che pol consolar un amante, contentar un fradello, e far parer bon in sto caso un so umilissimo servitor.
Flamminia. Voi dite che il signor Ottavio mi ama e mi stima. Dovrei crederlo, perchè lo dite. Ma se mi permettete di dubitare, vi dirò le ragioni che ho di temere.
- ↑ Soia, motteggio: v. Boerio.