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I PUNTIGLI DOMESTICI 387

SCENA XV.

Pantalone e detti.

Pantalone. E pur no posso far de manco. Bisogna che vaga dalla contessa Beatrice. (s’incammina verso la porta della Contessa)

Corallina. Alle pianelle mi pare il signor Pantalone. (a Brighella)

Brighella. Quel vecchio sempre el zira. (a Corallina)

Pantalone. Me par de sentir zente. Vôi ascoltar. (si ferma sulla porta)

Corallina. È andato via.

Brighella. El sarà a far qualche altro manizzo.

Corallina. Già non farà niente.

Brighella. Val più una delle nostre parole, che tutti i so conseggi.

Corallina. Noi facciamo fare i padroni a nostro modo.

Brighella. Sti nostri patroni i fa i furbi, e i è i più gran allocchi del mondo.

Corallina. La mia padrona poi si lascia menare per il naso come una bambina.

Pantalone. (Se son a tempo, la fazzo bella). (parte per l’istessa porta)

Brighella. Ma in sostanza, Corallina, me vulì ben?

Corallina. Mi fate torto a domandarmelo.

Brighella. Per Arlecchin aveu nissuna premura?

Corallina. Pare a voi, che io mi volessi perdere con quello scimunito?

Brighella. Se me podesse fidar...

Corallina. Vi posso dare una sicurezza.

Brighella. Come?

Corallina. Col farmi vostra consorte.

Brighella. E dopo che sarì mia consorte, chi me fa la sigurtà, che no me tornè a burlar?

Corallina. Se tutti dicessero così, non si farebbero matrimoni.

Brighella. Orsù, sposemose, e andemo via de sta casa. Qua no se pol più viver. Sempre i cria, sempre in lite, no i la vol finir in ben.

Corallina. Io ne sono stufa, che non ne posso più. E quando la padrona saprà della figliuola, allora vuole sbuffar davvero!