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70 ATTO QUARTO
Tanto è ver che si piega il popol dall’evento,

Come la bionda messe cede al soffiar del vento.
Bejart. Molier, del piacer vostro sento piacer anch’io,
Che quale è il vostro cuore, crudo non è il cuor mio.
Non per turbar la gioia, ch’ora v’inonda il seno.
Ma per sfogar mie pene, posso parlare almeno?
Moliere. Ah! già che avvelenarmi volete un po’ di bene,
È forza ch’io lo soffra, e favellar conviene.
Vissi con voi tre lustri in amicizia unito,
Nè mai vi cadde in mente d’avermi per marito.
E or che per la figlia arder mi sento il petto,
Vi accende, non so bene, se amore o se dispetto.
Voi non parlaste allora, quando fioria l’aprile,
Vi dichiarate adesso nella stagion
Bejart.   La bile
Voi suscitar tentate di donna sofferente.
Moliere. (Femmina tal campana mai con piacer non sente).
Bejart. Su via, che concludete?
Moliere.   Dirò, senza riguardi,
Che avete il desir vostro svelato un poco tardi.
Bejart. Per me se tardi fia, per Isabella è presto.
In vostra compagnia, sappiatelo, non resto.
Moliere. A noi non mancan donne. Il perdervi mi spiace.
Pur, se così v’aggrada, dovrò soffrirlo in pace.
Ma prima la figliuola datemi per consorte.
Bejart. Anzi che darla a voi, a lei darò la morte.
Moliere. Che morte? Che minacce? Chi dir fastoso e baldo?
Più non ho sofferenza per trattener il caldo1.
Qual vi credete impero aver sopra la figlia?
Chi ad essere tiranna con essa vi consiglia?
È ver, la generaste, ma a voi non è assegnata
L’autorità suprema dal ciel che ve l'ha data.
Deve obbedire ai cenni figlia di madre umana,

  1. Bett. e Pap.: Ah, trattener non posso più nelle fibre il caldo.