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454 ATTO PRIMO


Brighella. Eh signora... altro che zogar!... Basta...

Rosaura. Via, voi altri sempre pensate al male. Vergogna! Un cavaliere con una dama, impegnato nel giuoco, non deve piantarla.

Brighella. Mi no so se i zoga, o cossa che i fazza, ma se la volesse saver quel che passa tra de lori, mi gh’averia la maniera.

Rosaura. Come?

Brighella. El padron za un poco el m’ha dà sto biglietto da portar domattina a bonora alla signora Marchesa; el bollin l’è ancora fresco; se la volesse, la se poderia soddisfar.

Rosaura. (Costui mi tenta). (da sè)

Brighella. So che fazzo una mala azion verso el me padron; ma gh’ho tanta compassion del so stato, lustrissima padrona, che me faria impiccar per vederla quieta e contenta.

Rosaura. Ti ringrazio dell’amor tuo, ma non acconsento che tu tradisca il padrone. Fa il tuo dovere. Obbedisci chi ti dà il pane. Siccome giudico onesta l’amicizia di mio marito colla Marchesa, non ho curiosità di vedere il loro carteggio.

Brighella. E pur, signora...

Rosaura. Vattene. Pensa meglio a te stesso, e impara a non formar giudizi del tuo padrone.

Brighella. Basta... la perdoni... (No ghe digo più gnente. Vado... Ma dove? In letto per sta notte mia muier no me cucca1). (da sè, parte)

Rosaura. Sarebbe stata imprudenza aprir quel biglietto. Avrei accreditati i sospetti del servitore; gli avrei dato cattivo esempio, e avrei forse trovati dei nuovi motivi di rattristarmi. Bastami essere assicurata che l’amicizia continua, e si rende più frequente e impegnata. Studierò qualche via ragionevole e onesta per rimediarvi. Farò tutto il possibile, prima di distaccarmi da mio marito. Amo la sua riputazione egualmente come la mia. Il cielo mi assisterà. Il cielo non abbandona chi in lui sinceramente confida.

Fine dell’Atto Primo.



  1. Non mi piglia. [nota originale]