Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/469


LA MOGLIE SAGGIA 453

Brighella. No la vol che la serva?

Ottavio. No, non voglio altro. Va a letto.

Brighella. Eh non importa, dormirò qua su una carega1.

Ottavio. Ma perchè non a letto? Per dire ch’io ti faccio fare una vita da bestia?

Brighella. Ghe dirò, lustrissimo... Ho gridà con me muier...

Ottavio. Sì, fai bene a mortificarla. Il maggior dispetto che si possa fare alla moglie, è questo di non andar con essa a dormire. (va in camera, e chiude)

Brighella. Mi son l’omo più intrigà de sto mondo. Se vado a letto l’è mal, se no vado pol esser pezzo; no so quala far.

SCENA XXI.

Rosaura e Brighella.

Rosaura. Ehi, Brighella. (iottovoce)

Brighella. Lustrissima.

Rosaura. Di’ piano. È a letto il padrone?

Brighella. L’è andà in camera giusto adesso.

Rosaura. Oh, che non mi vedesse!

Brighella. No gh’è pericolo: perchè el letto l’è2 dentro in quell’altra stanza. L’aspetta. (va a vedere dal buco della chiave) L’ha serrà, no se vede più el lume.

Rosaura. Ha detto niente di me?

Brighella. Gnente.

Rosaura. (Pazienza!) (da sè) Dove siete stati iera sera?

Brighella. Dalla signora marchesa Beatrice.

Rosaura. Ha cenato mio marito?

Brighella. Signora sì. I ha cena, i è stadi allegri. Gh’era el signor Lelio e il signor Florindo; ma védela? I è andadi via presto lori, e l’è restà el padron colla signora Marchesa; capissela?

Rosaura. Bene. Avranno giuocato.

  1. Sedia: v. vol. II, 201 n. b ecc.
  2. Bett.: l’arcova.