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morie che le lettere dimenticano la riduzione del De La Grange. Nella stampa (1764; Cat. del Museo Britannico), a noi irreperibile, deve mancare il nome del Goldoni, perchè il Giornale Enciclopedico (Vicenza, 1777, t. III, marzo) mosse aperta accusa di plagio al riduttore: «M. della Grange diede come suo le Bon tuteur, ch’è precisamente il Tutore, senz’altro cangiamento che quello dei nomi».

Fu nel viaggio in Toscana, compiuto l’anno 1753 per avviare la nuova edizione del suo teatro, che il Goldoni rivide Pisa, dove dal 1744 al 1748 aveva esercitato con qualche fortuna l’avvocatura. Di questo soggiorno tratta la dedica. Fra i mille dedicatari dei suoi scritti, nei cui nomi si riflettono le tante vicissitudini della vita e dell’opera, Raniero Fabbri (Il Servitore di due padroni) e Pier Girolamo Inghirami stanno a rappresentare i suoi rapporti con Pisa. A quest’ultimo il Veneziano avea reso già un’altra volta, durante il lungo suo soggiorno colà, iperbolico omaggio in questi versi: «Giove | Di te l’esempio vero | Fa ch’io veda nel Mondo, e riedo in pace. | Ecco esudito il voto: | Ecco l’Eroe mi è noto: | Un’immago di Giove al Mondo io chiedo, | E un’immago di Giove in Piero io vedo» (Canzone recitata nell’ Accademia degli Arcadi di Pisa, detta la Colonia Alfea, sull’argomento dell’utilità delle Leggi scritte. Componim. diversi. Venezia, Pasquali, 1764, vol. II. p. 88) e a Piero, in calce, questa nota: «Il Nobil. Sig. Cavaliere Pietro Inghirami di Volterra, ch’era in quel tempo Commissario in Pisa».

E. M.


Questa commedia uscì la prima volta l’anno 1753, quasi contemporaneamente nel t. V dell’ed. Bettinelli di Venezia e nel t. II dell’ed. Paperini di Firenze; fu poi ristampata a Bologna (Corciolani ’53 e Pisani '54), a Pesaro (Gavelli II, ’53), a Torino (Fantino e Olzati III, ’56). e più tardi a Venezia (Pasquali II. ’62; Savioli VI. '71; Zatta. cl. 2.a. II, ’90; Garbo XII, ’96), a Torino ancora (Guibert e Orgeas II. ’72), a Livorno (Masi VI, '88), a Lucca (Bonsignori II, ’88) e altrove nel Settecento. — La presente edizione seguì principalmente il testo più curato del Pasquali, ma reca a piè di pagina le varianti delle altre edizioni. Le note segnate con lettera alfabetica appartengono al commediografo. Valgono intorno alla grafia le avvertenze più volte ripetute.