Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/285


L'AMANTE MILITARE 273

Sancio. Signor Pantalone, vi riverisco. Permettetemi ch’io possa parlare a mio nipote con libertà.

Pantalone. La se comoda. Bondì a vossustrissima.

Alonso. (Signor Pantalone, ci siamo intesi).

Pantalone. Ho capìo. (El vol mia fia; e se no ghe la dago... No so quel che ho da far; ghe penserò). (da sè, parte)

SCENA XI.

Don Sancio e don Alonso, ed il Caporale.

Sancio. Nipote, sapete voi la cagione per cui son qua venuto?

Alonso. Me la immagino. Voi siete venuto a rimproverarmi a causa di don Garzia.

Sancio. Son venuto ad intimarvi l’arresto.

Alonso. L’arresto? Per qual motivo?

Sancio. Perchè sfidato alla spada il vostro tenente, lo avete anche ferito.

Alonso. Egli mi ha provocato.1

Sancio. Don Alonso, so tutto. Per una donna non si mette a repentaglio l’onore.

Alonso. Difender le donne è azione da cavaliere.

Sancio. Non impicciarsi con donne è il dovere del buon soldato. Quella spada che al fianco cingete, avete giurato d’adoperarla in servizio del vostro Re, in difesa dell’insegna reale: rendetela alle mie mani.

Alonso. Eccola. (gli dà la spada, e la riceve un caporale)

Sancio. Andate in arresto.

Alonso. Obbedisco. (vuol partire)

Sancio. Dove v’incamminate?

Alonso. Alle mie camere.

Sancio. Non ci stareste malvolentieri in questa casa arrestato.

Alonso. Come? In arresto fuori del mio quartiere?

  1. Segue nell’ed. Pap.: «Sanc. Sì? Quali ingiurie vi ha detto? Alon. Mi ha detto giovine, con disprezzo. Sanc. L’offesa è leggera. Alon. Mi disse pazzo. Sanc. Dubito ch’ei dica il vero. Alon. Perchè, signore? Sanc. Don Alonso, so tutto ecc.»