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Beatrice. V. S. parla sempre in zifera.

Lelio. Sì signora, parlo sempre collo staccio alla mano.

Beatrice. Che vuol dire collo staccio?

Lelio. Oh bella! Per separar la farina dalla crusca.

Beatrice. Bravissimo!

Lelio. Tutto ai comandi della grazia sua. Ma io sono venuto per vedere la figlia di suo padre, che mi hanno detto sia tanto bella, e ancora gli occhi miei non l’hanno trasfigurata.

Beatrice. La figlia di suo padre, cioè del signor Pantalone?

Lelio. Sì signora, parlai per sincope.

Beatrice. Ecco la figlia del signor Pantalone, che a noi sen viene. (Se prende la gastalda per la figlia, ha da essere il nostro divertimento). (da aè)

Lelio. Signora mia, già mi sento muovere.

Beatrice. Così presto?

Lelio. Questo è un effetto di precauzione.

Beatrice. O di prevenzione.

Lelio. L’uno e l’altro, sono termini di proporzione.

SCENA X.

Corallina e detti.

Corallina. La diga, se la comanda la cioccolata...

Beatrice. Or ora la beverò.

Lelio. Signora, permetta che io consacri la longitudine del mio rispetto alla profondità del di lei merito.

Corallina. Cara ela, se la me parlerà in volgar, ghe risponderò.

Beatrice. (Oh bellissima). (da sè)

Lelio. Permetta ch’io le baci il lembo.

Corallina. Cossa disela de nembo?

Beatrice. (Sentite: egli vi crede la figlia del signor Pantalone; secondatelo, se volete divertirvi). (a Corallina)

Corallina. (Se el xe matto, godemolo).

Lelio. Son venuto apposta per dimostrarle gli effetti dell’amoroso temperamento.