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Corallina. E sì me par che donn’Anna spazziza per el portego1.

Ottavio. Chi è questa donn’Anna?

Corallina. Donn’Anna? La xe una sguattera de cusina. (Oh che martuffo!) (da sè, via)

Ottavio. Questo salame ha un odor che rapisce. Sarà perfettissimo, e la gastalda lo dà a mangiare alla servitù. Poveri padroni! Questi castaldi ci assassinano. Per me per altro è finita: in cinque o sei anni ho spacciato tutto il mio patrimonio, ed ora mi è mancato il potere, e mi è restata la volontà. Anch’io una volta davo da mangiar a tutti, e ora non ne ho nemmeno per me. E pure è vero: quel salame e quel pane mi tirano fieramente la gola; se non avessi vergogna... Ma vergogna di chi? Non vi è nessuno. Presto, presto, due fette di salame e un bicchierino di vino. Oh fame, fame! Sei pur dolorosa! (mangia) Oh buono! Non ho mangiato il meglio. Mah! la fame condisce tutte le vivande. Sentiamo questo vino, (versa e beve) Oh prezioso! Oh caro! (bevendo)

SCENA III.

Corallina e detto.

Corallina. Lustrissimo, bon pro ghe fazza.

Ottavio. (Tosse) Maledetta tosse! Quando mi prende la tosse, se non bevo, m’affogo.

Corallina. Ghe piaselo quel vin?

Ottavio. Oibò! E scellerato.

Corallina. E sì el xe del meggio che gh’abbiemo in caneva.

Ottavio. Non ha che fare con quello della mia cantina.

Corallina. La compatissa, i m’ha dito che el so gh’ha un difetto.

Ottavio. Qual difetto?

Corallina. Eh! el xe un poco sutto.

Ottavio. Date qui la cioccolata.

  1. Alludesi alla fame: vol. II. p. 604.