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L'AVVENTURIERE ONORATO 243

SCENA XVII.

Guglielmo solo.

Anche questa l’ho accomodata, e può essere che di un nemico mi sia fatto un protettore. Sta bene saper di tutto. Vengono di quelle occasioni che tutto serve, e dice il proverbio a questo proposito: impara l’arte, e mettila da parte. Costui che viene, è il servitore di don Filiberto... Briccone! Mi ha sempre veduto malvolentieri. L’ho sofferto sinora per rispetto de’ suoi padroni, voglio sfuggire adesso l’occasione di bastonarlo. Mi ritirerò dietro di questa casa, sino che vedo uscire Eleonora. (si ritira)

SCENA XVIII.

Berto con una borsa, poi il Paggio di donna Livia che esce di casa.

Berto. Oh bellissima! In casa si muor di fame, la mia padrona ha queste venti doppie, e in vece di servirsene, le manda a donna Livia. Mi pare una pazzia questa. Supponiamo che gliele abbia da rendere. Si potrebbe ciò fare un po’ per volta, ma mangiare almeno.

Paggio. Questa mia padrona è curiosa. Manda via il signor maestro, e poi lo fa ricercare, e vuole che torni.

Berto. Addio, giovanotto.

Paggio. Berto, buon giorno.

Berto. È ella in casa la vostra padrona?

Paggio. Sì, è in casa. Sono due ore che non fa altro che ciarlare con una forestiera.

Berto. Bisognerebbe che io le parlassi.

Paggio. Che cosa volete da lei?

Berto. Se sapeste! Ho proprio la saetta.

Paggio. Con chi l’avete voi?

Berto. La mia padrona manda alla vostra queste venti doppie; e scommetto che domani non vi è da far bollire la pentola.