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320 | ATTO PRIMO |
Trappola. Lasci ch’io vada1 a fare il desinare, acciò non si consumi il fuoco.
Ottavio. Asinaccio, chi t’ha insegnato accendere il fuoco così per tempo? Io l’ho spento, ed ora lo tornerai ad accendere.
Trappola. Sia maladetta l’avarizia!
Ottavio. Sì, sì, avarizia! Se non avessi un poco d’economia, non si mangerebbe, come si fa. Vien qui, hai fatto buona spesa?
Trappola. Ho girato tutta Bologna per aver l’uova a mezzo baiocco l’uno.
Ottavio. Gran cosa! Tutto caro, tutto caro. Non si può più vivere. Quante ne hai prese?
Trappola. Quattro baiocchi.
Ottavio. Quattro baiocchi? Che diavolo abbiamo a fare d’otto uova?
Trappola. In quattro persone2 è veramente troppo.
Ottavio. Un uovo per uno si mangia, e non più.
Trappola. E se ne avanza, vanno a male?
Ottavio. Possono cadere, si possono rompere. Quel maladetto gatto me ne ha rotte dell’altre.
Trappola. Le metteremo in una pentola.
Ottavio. E se si rompe la pentola, si rompono tutte. No, no, le metterò io nella cassa della farina, dove non correranno pericolo. Lasciami veder quelle uova.
Trappola. Eccole qua.
Ottavio. Uh ignorante! Non sai spendere. Sono piccole, non le voglio assolutamente; portale indietro, ch’io non le voglio.
Trappola. Sono delle più grosse che si trovino.
Ottavio. Delle più grosse? Sei un balordo. Osserva3; questa è la misura dell’uova. Quelle che passano per quest’anello, son piccole e non le voglio.
Trappola. (Oh avaro maladetto! Anche la misura dell’uova?) (da sè)
Ottavio. Questo passa, questo non passa, questo non passa, questo