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292 | ATTO SECONDO |
Pancrazio. Questa sera prenderò le pillole, e domani vi darò risposta.
Florindo. Signora Rosaura, voi mi avete con ragione scacciato, ma non credeva che l’amor vostro potesse tutt’ad un tratto in odio cangiarsi.
Rosaura. Ah signor Florindo, lo dico alla presenza del mio genitore: il labbro vi sprezza, ma il cuore ancor vi ama, e se potessi lusingarmi che foste per cambiar vita, non sarei lontana dal ridonarvi la fede.
Pancrazio. Anca mi v’ho volesto ben, e ve ne vorria ancora, se muessi vita, se lassessi el zogo.
Florindo. Prometto al cielo, prometto a voi di non giuocar mai più.
Pancrazio. Staremo a veder. Un anno de tempo ve dago per far prova del vostro proponimento, e se sarò costante, mia fia sarà vostra muggier.
Florindo. Voi mi consolate: che dice la signora Rosaura?
Rosaura. Siatemi fedele, ed io non amerò altri che voi.
Gandolfa. Volete aspettare un anno a sposarvi? Nipote mia, i miei confetti si mangieranno prima dei vostri. È egli vero, signor Pancrazio?
Pancrazio. Dopo le pillole, ci parleremo.
Florindo. Chiedo nuovamente perdono alla mia cara Rosaura e all’amorosissimo signor Pantalone de’ miei passati trascorsi. Spero che in quest’anno vedrete il mio cambiamento, e quale sarà quest’anno, saranno in appresso tutti gli altri della mia vita. Lascierò sicuramente il giuoco, giacchè il giuoco è la fonte di tutti i vizi peggiori, e non si dà vita più miserabile al mondo di quella del Giuocatore vizioso.
Fine della Commedia.