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148 ATTO SECONDO


loro al maestro di casa, il quale ricercato da me opportunamente, può rendermene conto, s’io voglio. In questa maniera non mi può succedere, che un giorno il cuoco per malinconia mi faccia restare in vergogna con un pranzo cattivo.

Brighella. E1 cogo farà, spero, quel che ghe ordenerò mi.1

Ottavio. Per questa mattina voglio vedere io la lista de’ piatti.

Brighella. Se la comanda, anderò a farmela dar.

Ottavio. Sì, andate, ma fate che venga il cuoco.

Brighella. La sarà servida. (Bisognerà veder, se sto sior cogo vorrà vegnir. L’è un sior francese, che la ghe fuma). (da sè, parte)

Ottavio. Chi è di là?

Cameriere2. Illustrissimo.

Ottavio. Il segretario. (il cameriere va alla porta, a ordinare che venga il segretario)

Cameriere. La signora marchesina Rosaura e la signora donna Eleonora ringraziano vossustrissima...

Ottavio. Le ho vedute. Non occorr’altro. Andate a casa della baronessa Clarice da parte mia e di mia cognata, e ditele che la preghiamo di favorire a pranzo questa mattina da noi.

Cameriere. Illustrissimo sì.

Ottavio. Ditele che se vi è suo fratello e suo cognato in città, o ha qualche forestiere in casa, venga con tutta la compagnia.

Cameriere. Sarà obbedita. (parte)

Ottavio. Vo’ far onore all’arrivo di mio nipote. Ma ancor non fa grazia questo signor nipote.

  1. Segue nelle edd. Bettin., Paper, ecc. «Ott. Io ho piacere che alla mia tavola vi siano dei buoni piatti, alla Francese, alla Piemontese, all’Inglese, e perciò tengo un capo cuoco Parigino [Paper.: di abilità]; ma il mio mangiare consiste in una buona zuppa, un’ala di cappone, due latticini, un pezzo di buona carne di manzo, qualche salsa innocente, senza aromati, mezza pernice o altro buon selvatico [Pap.: selvaggiume] arrosto, e lascio i pasticci, le farse, i colì [Pap.: i pasticci e altri manicaretti] per chi ha volontà di abbreviarsi la vita. Brigh. Vussustrissima l’è de bon gusto in tutto, e anca nel mangiar. Ott. Per questa mattina ecc.»
  2. Comincia nell’ed. Bettin. la sc. II.